Problematica ambientale affrontata
 

INHABIT project

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Problematica ambientale affrontata

Tra gli obiettivi della WFD, prevenire il deterioramento dello stato dei corpi idrici superficiali e proteggere, migliorare e ripristinare i corpi idrici superficiali sono temi centrali. Lo stato buono delle acque superficiali deve essere raggiunto entro il 2015, perciò, per ogni distretto idrografico, la WFD prevede la predispozione di un Piano di Gestione (PdG), che deve essere rivisto ogni 6 anni. Il Piano ha, tra altri, lo scopo di definire gli obiettivi ambientali per tutti i corpi idrici nel distretto e di presentare un sommario delle misure che devono essere utilizzate per raggiungere tali obiettivi.

Per la selezione di misure efficienti e per valutarne il successo, in relazione ai temi di INHABIT, devono essere presi in considerazione alcuni punti chiave:

1) La WFD riconosce la centralità degli Elementi di Qualità Biologica nella valutazione dello stato ecologico. Tale approccio è innovativo e, proprio per questo, pone nuovi problemi che devono essere affrontati per garantire un efficace monitoraggio e una corretta classificazione. Per esempio, le comunità biologiche mostrano una variabilità intrinseca, che può influenzare in modo importante la valutazione dello stato ecologico. La WFD cerca di limitare l’influenza di questo fattore introducendo un approccio tipo-specifico (o sito-specifico). In altre parole, gli approcci e i metodi per il monitoraggio ambientale devono essere predisposti ed applicati in modo da ridurre l’influenza della variabilità naturale, così che la variazione osservata nelle comunità biologiche e nei relativi indicatori sia correttamente attribuita agli effetti delle pressioni agenti sul corpo idrico. Per fare ciò, i tipi fluviali e lacustri devono essere definiti nel miglior modo possibile e con un dettaglio adeguato. Ciò garantirà che l’impatto sulle comunità biologiche sia valutato con maggiore accuratezza e precisione e la gestione del bacino, a valle della classificazione di qualità operata, risulterà più efficiente.
Ciò porta a concludere che aumentare il numero di tipi complessivi possa portare ad una gestione  più efficiente dei bacini. Ovviamente, però, se il numero di tipi aumenta, la gestione del bacino diventa più impegnativa in termini di risorse allocate, ossia più “condizioni di riferimento” sensu WFD dovranno essere descritte e più corpi idrici saranno individuati. Perciò, in una soluzione di compromesso, solo i principali tipi di corpo idrico sono inseriti nelle relative tipologie, che potranno pertanto tener conto solo delle più importanti differenze tra tipi, e solo su scala spaziale relativamente ampia, ossia – in termini di biocenosi – di zonazione biogeografica, regionale e longitudinale (per i fiumi). Di conseguenza, anche per la non sempre evidente corrispondenza tra tipi abiotici e biotici, la variazione naturale della comunità appartenente ad un dato tipo rimarrà potenzialmente alta, influenzando le stime della qualità e la valutazione dell’efficacia delle misure nei PdG.

2) L’effetto di qualsiasi ‘errore’ nei risultati del monitoraggio e nelle informazioni usate per la classificazione e l’interpretazione dei dati è più grave quando associato al principio “one out-all out”, richiesto dalla Direttiva per l’integrazione delle informazioni di diversi EQB. Questo è dovuto al fatto che se dai risultati del monitoraggio anche un solo Elemento di Qualità Biologica o chimica dovesse erroneamente rilevare un impatto, tutto il corpo idrico risulterà assegnato ad una classe di qualità più bassa rispetto a quella reale. La probabilità di classificare erroneamente i corpi idrici in una classe inferiore rispetto alla loro ‘vera’ classe aumenta quindi quando nel processo di classificazione vengono introdotti più elementi di qualità. Perciò, in molti casi la tendenza sarà quella di limitare la raccolta di dati di monitoraggio ad uno o due soli EQB, scelta che non risulterebbe ottimale nell’ottica dell’implementazione della WFD. Di conseguenza, è importante che il rischio di una classificazione erronea – per ciascun EQB - sia minimizzato, per limitare la possibilità di mal impiegare risorse in non necessari provvedimenti (i.e. misure) volti al miglioramento dello stato ecologico ove non sia effettivamente richiesto.

3) Con l’esclusione  della potenzialmente alta influenza dell’inquinamento dell’acqua, per cui le azioni gestionali sono relativamente meglio conosciute e implementate, le condizioni dell’habitat fisico sono gli aspetti più rilevanti per la presenza e la distribuzione dei taxa acquatici. La WFD si riferisce a tali condizioni con il termine di “idromorfologia”. Secondo le linee guida europee per l’implementazione della Direttiva, l’idromorfologia può essere definita come l’insieme delle  “caratteristiche fisiche relative alla forma, ai confini e al contenuto dei copri idrici”. Infatti, l’idromorfologia locale, ossia la presenza, la distribuzione e le caratteristiche dei micro- e meso-habitat, le condizioni locali di flusso, le caratteristiche e la stabilità del substrato, il carattere erosionale o deposizionale di un sito, il livello di interramento di un lago, etc., è ciò che determina, direttamente o indirettamente, le condizioni generali dell’habitat. Le caratteristiche idrauliche, idrologiche e morfologiche, ossia idromorfologiche, sono fattori cruciali che determinano la struttura degli habitat degli organismi acquatici nei fiumi e nei laghi. L’importanza delle condizioni idrauliche a scala di sito nell’influenzare le comunità dulciacquicole è largamente dimostrata dalla comunità scientifica e la profondità dell’acqua, il livello dei laghi, il tempo di residenza, la velocità di corrente, la turbolenza, lo shear stress e i tipi di flusso sono tra i principali parametri idraulici che determinano la distribuzione dei taxa acquatici. Allo stesso modo, il substrato per i fiumi e le caratteristiche delle zone litorali e della costa per i laghi influenzano la distribuzione degli invertebrati, dei pesci e delle macrofite. Tali aspetti dell’habitat non determinano solo la presenza e la distribuzione delle specie, ma influenzano anche l’abbondanza della maggior parte dei taxa, il cui esame viene richiesto dalla Direttiva per il monitoraggio e la classificazione. Perciò, è chiaro come l’ ”idromorfologia locale”, ossia l’habitat, debba sempre essere considerata nei punti chiave della caratterizzazione e classificazione dei corpi idrici e nella predisposizione delle misure, in quanto altamente rilevante per gli EQB. Ciò supporterà un’interpretazione attendibile della risposta biologica alle pressioni e, perciò, della classificazione dello stato ecologico, dando contemporaneamente evidenza delle sorgenti della cosiddetta “incertezza” nei risultati biologici. Questa incertezza può essere in larga parte attribuita alle caratteristiche e alle condizioni dell’habitat, che possono essere quantificate e prese in considerazione ai fini della classificazione e della predisposizione di misure atte a ripristinare/mantenere lo stato ecologico buono dei corpi idrici.

4) L’idromorfologia locale influenzerà non solo gli EQB ma anche le dinamiche dei nutrienti. Per esempio, la rimozione di azoto e fosforo lungo l’asse fluviale longitudinale dipende principalmente della sequenza e dalle caratteristiche degli habitat fluviali, che sono quindi altamente rilevanti per la gestione delle sorgenti puntuali di inquinamento. Allo stesso modo, i processi trasversali di rimozione dei nutrienti dipendono dalle caratteristiche e dalla struttura della sponda, che sono quindi altamente rilevanti per la gestione delle sorgenti diffuse di inquinamento. Inoltre, le caratteristiche del substrato e la distribuzione della sostanza organica a scala locale, a livello di microhabitat, può influenzare significativamente l’attività microbica e quindi la rimozione dei nutrienti. La combinazione di tali fattori, lungo le tre dimensioni spaziali (laterale, verticale e longitudinale), risulterà in una più o meno efficiente capacità auto-depurativa dei fiumi e dei laghi. A sua volta, questo implicherà una relazione diretta o indiretta con i processi attivi nell’iporreico e nelle acque sotterranee.

In sintesi, le condizioni di habitat e l’idromorfologia locale nei fiumi e nei laghi rivestono un ruolo fondamentale nel funzionamento degli ecosistemi d’acqua dolce e, perciò, influiscono sui risultati di qualsiasi metodo applicato per il monitoraggio e la classificazione dello stato ecologico, a meno che la loro influenza sul biota e sui processi non sia adeguatamente individuata e quantificata. In questo contesto, un obiettivo di INHABIT è introdurre nello schema generale proposto dalla WFD le informazioni relative all’habitat, così che l’incertezza biologica nella classificazione possa essere quantificata, l’efficienza delle misure proposte meglio valutata e nuove, innovative misure possano essere considerate nei PdG.