Fiumi – Proposta di nuove misure per il ripristino della qualità ecologica
 

INHABIT project

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Home Temi e risultati Misure innovative (I3) Nuove misure e qualità ecologica

Fiumi – Proposta di nuove misure per il ripristino della qualità ecologica

INHABIT ha fornito indicazioni su quali aspetti considerare per un miglioramento degli habitat, in chiave di selezione di potenziali siti di riferimento, e quali caratteristiche sia utile preservare qualora si pianifichino interventi di modifica e sistemazione di tratti fluviali. In generale, si è ritenuto che eventuali interventi a carico delle sponde siano maggiormente applicabili rispetto ad interventi che interessano il territorio oltre la sommità di sponda. Su questo presupposto, e pensando alla reale fattibilità della misura, l’opzione più significativa per determinare un miglioramento nella diversificazione degli habitat (e.g. come letta dal descrittore HQA) è quella che prevede la rimozione delle caratteristiche non naturali legate all’uso del territorio in parallelo all’inserimento di caratteristiche tipiche delle condizioni di riferimento. Tra le proposte possibili, la riduzione dei risezionamenti di sponda e alveo, se accompagnata a un recupero della naturalità (che potrebbe avvenire come passive restoration), è la misura che avrebbe un effetto significativo di riduzione dell’alterazione morfologica (riduzione dell’HMS) e di aumento della diversificazione dell’habitat (aumento di valori di HQA) efficaci per migliorare lo stato ecologico, come letto dalle biocenosi macrobentoniche.

Il progetto INHABIT ha inoltre fornito alcuni elementi innovativi per valutare, negli ecosistemi fluviali, gli effetti della riduzione di portata anche conseguente ai prelievi idrici sulle biocenosi. In particolare sono stati forniti alcuni elementi utili a comprendere come le informazioni di habitat, soprattutto in termini di carattere lentico-lotico, possano essere utilizzate per:
a) stimare gli effetti dei prelievi idrici (i.e. riduzione di portata) sulle comunità di invertebrati macrobentonici;
b) quantificare la quota di DMV legata agli obiettivi di qualità di un determinato corpo idrico.

In generale, si può essere portati a credere come, almeno in area montana, i metodi biologici non siano in grado di rilevare le alterazioni morfologiche e la riduzione di portata dovuta ai prelievi idrici. INHABIT ha evidenziato come in realtà tale percezione è causata da un’analisi non idonea dei risultati degli indici comunemente utilizzati, i quali, se interpretati in modo ordinario, non forniscono in effetti informazioni utili in tal senso. Tuttavia, l’uso di metriche dedicate (per l’alterazione morfologica) e l’affiancamento di informazioni sull’habitat (per l’impatto dei prelievi) supportano un’efficace valutazione degli eventuali effetti negativi sulle biocenosi.
In tal senso l’analisi del carattere lentico-lotico fornisce ancora una volta indicazioni chiave. INHABIT ha infatti evidenziato come, ad esempio in area alpina, una riduzione di portata (che può di fatto essere associata alla presenza di prelievi) possa determinare un aumento dei valori di LRD (e.g. da negativi a neutri), determinando in tal modo un apparente “miglioramento” della qualità ecologica, ma che in realtà corrisponde a una forte alterazione della biocenosi, rilevabile con chiarezza in presenza di informazioni sul carattere lentico-lotico del corpo idrico. In quest’ultimo caso, molte metriche biologiche mostreranno un aumento, in quanto ci si sposta da una situazione di forte stress ambientale (valori  molto negativi i.e. lotici e forte stress per le comunità acquatiche) per molti organismi acquatici a una condizione più favorevole alla presenza di un numero più elevato di taxa (non solo quelli in grado di colonizzare aree a corrente e turbolenza più elevate). In tal caso la – evidente – risposta biologica si muove in una direzione che noi, convenzionalmente, siamo abituati ad associare a un “miglioramento” dello stato dell’ambiente; in presenza di inquinamento dell’acqua, non sbaglieremmo: di norma è così. In questo specifico caso, però, mantenendo una visione “convenzionale” del problema non rispetteremmo l’impianto concettuale della WFD, che richiede di valutare un allontanamento, non necessariamente un aumento o una diminuzione. In questo caso, invece, data la peculiarità dell’impatto - i cui effetti mimano situazioni osservabili in contesti naturali differenti - è necessario sempre effettuare approfondimenti.
INHABIT ha altresì consentito, con particolare riferimento alla Sardegna, utilizzando i modelli che legano LRD e STAR_ICMi, una quantificazione delle quote di rilascio, corrispondenti ai così detti Environmental o ecologic flows. Nell’approcciare il problema della definizione di portate ecologicamente accettabili, si è considerato quale obiettivo da raggiungere, lo stato buono o lo stato elevato sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo per biocenosi (in termini di STAR_ICMi) e habitat. Le eventuali riduzioni di portata osservate rispetto all’atteso naturale dovrebbero infatti essere tali da consentire la salvaguardia degli habitat, sia in termini di qualità che di quantità; inoltre, esse non dovrebbero alterare in modo significativo la proporzione tra habitat lotici e lentici (i.e. il carattere lentico-lotico), attesi per un determinato corpo idrico in condizioni naturale.
Maggiori dettagli su questa attività sono presenti nei Deliverable I3d1 (contributo I3d1.5) e I3d4_IT.